Questo spettacolo in onore del Santo patrono di Roma sembra sia stato organizzato da Michelangelo nel 1481. Da allora richiamò tutti gli anni persone da ogni parte d’Europa, vista la sua magnificenza
Esito di complicate alchimie su materiali naturali, i giochi di fuoco, apparivano agli spettatori come vere e proprie opere d’arte! Lo stesso Michelangelo si impegnò affinché l’attenzione si spostasse dal rumore dei colpi ai colori, riponendo, proprio nelle scelte cromatiche, il segreto e la fortuna di quell’evento. I “Flumina Lucis” (fiumi di luce), come amava definirli il Bernini, non dovevano essere più di ottanta: solo così l’occhio umano poteva coglierne le sfumature, senza confonderne i colori. Insomma, fenomeno calibrato in ogni dettaglio, la girandola era tutto fuorché un fatto improvvisato, prevedendo, al contrario, ricerche, analisi e studi, per una sua perfetta realizzazione. Perciò, il finale lasciava di stucco: la celebre fontana di chiusura riusciva ad abbracciare interamente Castel Sant’Angelo, incantando il pubblico con una pioggia di scintille luminose!
L’usanza della girandola, andata perduta nel tempo, venne vietata a fine ottocento, ritenendo lo spettacolo troppo pericoloso. Tuttavia, dopo più di un secolo di inattività, si ripeté nel 2006 sul Colle Vaticano, in occasione dei 500 anni di attività della Guardia Svizzera; nel 2008, fu ripristinata sull’antica sede
«Ce fussi a la ggirànnola jjerzera?
Ma eh? cche ffuntanoni! eh? cche scappate!
Quante bbattajjerie! che ccannonate!
Cristo, er monno de razzi che nun c’era!
E la vedessi quela lusce nera
C’ussciva da le fiamme illuminate?
Nun paréveno furie scatenate
Che vvienissin’a ffà nnas’e pprimiera?
E ll’Angelo che stava in de l’interno
De quer fume co ttutto er zu’ palosso,
Nun pareva un demonio de l’inferno?
E ‘r foco bbianco? e ‘r foco verde? e ‘r rosso?
Disce che inzino a cquelli der Governo
Je parze avé sti tre ccolori addosso!»
(1834, Gioacchino Belli)